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MotoGP, Nakagami: "Honda ancora in crisi? Colpa del metodo giapponese"

"I tecnici vogliono assicurarsi che ogni dettaglio funzioni e se già decidere richiede tempo, attuare i cambiamenti ancora di più, senza contare che le parti nuove vengono prodotte in numero ridotto"

MotoGP: Nakagami:

A riconoscerlo è stato lo stesso Takaaki Nakagami. Se la Honda continua a fare così fatica e pur migliorando non riesce a fare i passi avanti che dovrebbe è colpa del metodo di lavoro adottato, ancora troppo giapponese. Storicamente i costruttori del Sol Levante sono noti per non essere particolarmente reattivi davanti alle difficoltà e questo fa sì che per recuperare terreno il tempo utile si dilati.

A fronte di un un impasse tecnico e prestazionale che sembra non vedere fine, l'Ala Dorata ha cercato di imitare le varie Ducati e KTM per quanto riguarda la rapidità di risposta alle richieste dei piloti, ma ad oggi i progressi si sono rivelati minimi.

Come spiegato dallo stesso portacolori del team LCR, a dispetto dell'avvicinamento ad un approccio più europeo ancora adesso le componenti aggiornate tardano ad arrivare seppur avvallate in fase di test. La ragione? Un'estrema attenzione al dettaglio che vede coinvolte anche le parti più piccole e che potrebbero essere valutate di secondaria importanza.

"Gli ingegneri vogliono capire il rendimento di tutto, perfino di una semplice vite, di conseguenza le tempistiche per lo sviluppo e la realizzazione di nuovi pezzi si dilatano", ha confessato a Motorsport.com. 

A mancare è anche la quantità del materiale fornita. "Al massimo arrivano una o due unità, per cui non è possibile sfruttare le novità durante le gare. Il processo decisionale è già di per sé lungo, ma una volta definito come si procederà, c'è da attendere ancora", ha rimarcato il pilota di Chiba.

L'unico aspetto che fa rasserenare gli animi degli hondisti è l'uniformità di pensiero circa gli aspetti da correggere e rafforzare.  "Tutti e quattro facciamo più o meno gli stessi commenti e chiediamo le stesse modifiche, per cui credo che in fabbrica abbiano chiaro ciò che non va, il problema è che per loro la sicurezza viene prima di tutto", ha rimarcato il 32enne.

Curiosamente un po' più filosofico rispetto al nipponico si è mostrato l'ufficiale HRC Luca Marini il quale, invece, ha preferito evidenziare le note positive. "Bisogna avere fiducia. Hanno un atteggiamento differente, ma sono precisi e competitivi. Ci tengono a comprendere ogni cosa ed è compito di chi guida essere il più chiaro possibile nell'esprimere le sensazioni in sella. A loro non serve gente che urli quando qualcosa non funzione e il loro focus è sull'affidabilità", ha terminato il suo pensiero.

 

 

 

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