Tu sei qui

MotoGP, De Luca: "Mi piacerebbe l'aerodinamica attiva, potrebbe migliorare lo show"

Parla il Responsabile del Veicolo di Aprilia: "la MotoGP non è in mano agli ingegneri e non credo che l'aerodinamica limiti i sorpassi. Noi cerchiamo di innovare, copiare senza capire non serve"

MotoGP: De Luca:

Marco De Luca pesa con precisione ingegneristica ogni parola, mentre sorseggia un tè, vizio portato dall’Inghilterra. Il suo presente in Aprilia è quello di Responsabile del Veicolo, il suo passato è a 4 ruote: Minardi, Ferrari, Lamborghini, Mercede, McLaren i nomi che si leggono sul suo curriculum. Se la RS-GP è una delle MotoGP più evolute aerodinamicamente, c’è anche il suo zampino. Resta da capire perché quattro anni fa abbia deciso di… dimezzare le ruote. “Era un mondo che mi incuriosiva parecchio tecnicamente, pur non sapendone nulla - racconta De Luca - Vedevo dall’esterno un oggetto che si prestava a un trasferimento di esperienza, fino a ora questa scelta mi ha ripagato”.

Sono due mondi molto diversi?
Oggettivamente sì, anche se alla fine la fisica è sempre quella: devi fare i conti con il peso, il trasferimento di carico, le rigidezze, il pilota, le gomme, le temperature. C’è tutta una serie di sfide che vanno declinate in modo diverso, ma alla fine devi sempre fare il giro nel minore tempo possibile. Chi viene dalle auto, deve essere veloce e preparato ad adeguarsi. Per esempio, all’inizio ero convinto di avere fatto qualcosa di modesto, ma la moto lo percepiva in modo completamente diverso da un auto”.

Nelle auto il pilota e all’interno del veicolo, nelle moto si muove sopra: non bastano i numeri, a fare differenza sono le sue sensazioni?
C’è chi dice che nelle auto il pilota sia un passeggero, ma non è vero. Effettivamente nelle moto ci sono due corpi che si muovono in modo diverso l’uno dall’altro, quindi usi molto il pilota per fare della dinamica e dell’aerodinamica, mentre nelle auto puoi ‘giocare’ con la posizione del pilota solo quando disegni la vettura, spostandolo più avanti o più indietro. A livello di sensazioni, però, i piloti di auto e moto sono sovrapponibili”.

Aprilia ha investito molto in aerodinamica, la RS-GP è quella più evoluta dello schieramento in questo senso?
Lo spero. Il nostro sviluppo è continuo, anche a Barcellona abbiamo delle innovazioni, magari difficili da vedere, e abbiamo iniziato da tempo lo sviluppo della moto dell’anno prossimo, inoltre fra un paio di gare dovremmo portare nuove soluzioni da provare. Effettivamente abbiamo aperto la strada in alcune cose, che poi sono state correttamente interpretate da qualcun altro, e stiamo osservando anche quello che fanno gli altri”.

A volte bisogna copiare?
È un brutto termine (ride). Prima di tutto bisogna capire, perché se interpreti correttamente anche quello che fanno gli altri è come se lo sviluppo fosse distribuito, sfrutti i mezzi anche degli altri. Lo sviluppo è così complesso che non basta prendere un pezzo e aggiungerlo”.

C’è qualcosa che hanno fatto gli avversari che ti ha sorpreso?
Sempre, poi si cerca di capirlo e declinarlo in una realtà diversa. Spesso e volentieri quella soluzione non funziona, ma ti permette di aprire la mente e pensare di farlo in modo diverso. Io e i miei ingegneri cerchiamo di essere sempre molto curiosi e molti innovativi, fare collage è arte, non ingegneria. Ti può andare bene una volta, ma se non hai creato le basi poi ti fermi”.

Una volta si parlava solo di velocità massima, mentre ora sembra più importante quella di percorrenza in curva.
La velocità massima è importante, ma è solo un parametro per il tempo sul giro. Tutti hanno migliorato quella in curva e noi siamo stati tra i primi a innovare il veicolo per dare qualcosa in più in quella manovra, magari pagando un po’ in agilità”.

Rispetto al mondo auto, quando è più difficile fare funzionare l’aerodinamica su una moto?
È diverso, ma la difficoltà è alta in entrambi i veicoli. Nelle moto hai a che fare con più di un veicolo perché hai un aerodinamica da dritto e un’altra in piega, quindi alcune cose ottimizzate per una fase potrebbero diventare uno svantaggio nell’altra. Servirebbe un’aerodinamica attiva, sarebbe divertente. In più c’è la componente pilota che è essa stessa un oggetto aerodinamico molto pesante: se capisci come moto e pilota fanno aerodinamica insieme, allora puoi fare le differenza. La difficoltà è che i piloti sono diversi per corporatura e per stile di guida, per regolamento dovrebbero essere tutti uguali (ride). Stiamo facendo tanta ricerca, perché è complicato: gli stili e i piloti sono diversi, ma la moto è una”.

In MotoGP stanno facendo la differenza più gli ingegneri che i piloti?
Non lo so, ma è un processo naturale. Quando le competizioni sono così ad alto livello - e sono ad alto livello sia i piloti sia l’ingegneria - sono due mondi che si spingono l’uno con l’altro. L’ingegneria dà degli strumenti il pilota e lui deve essere in grado di sfruttarli, non credo che sia tutto in mano agli ingegneri”.

L’obiettivo dichiarato del nuovo regolamento è permettere ai piloti di fare più la differenza.
Sicuramente ci sono delle sofisticazioni, come gli abbassatori, che sono stati eliminati. In Formula 1 era successo con gli scarichi soffiati, uno di quegli esercizi bellissimi, ci siamo divertiti e abbiamo speso tanto, ma eravamo arrivati a un punto in cui ci siamo detti che era ora di tornare indietro. Togliendo quei device, vedremo delle partenze forse un po’ più umane, con più variabilità”.

Sulla carta il nuovo regolamento potrà portare più spettacolo ed è colpa dell’aerodinamica se si sorpassa meno?
“Non credo che si sorpassi meno quando ci sono piloti capaci di rimontare dall’11° al 1° posto, come Vinales ad Austin. Anche in F1 si sorpassa più di prima e l’aerodinamica è sempre più sofisticata: non credo all’equazione meno aerodinamica e più sorpassi.

Il nuovo regolamento ha limitato o eliminato diverse cose, ma non ha introdotto nulla di nuovo. Ci sarebbe stato qualcosa che avresti voluto inserire?
Parlavo prima dell’aerodinamica attiva, potrebbe dare qualcosa in più allo spettacolo, favorire i sorpassi. Sono anche consapevole che potrebbe fare storcere il naso ai puristi”.

Le MotoGP nel 2027 cambieranno?
Cambieranno perché cambieranno anche le potenze in gioco e il peso. Una moto più leggera e con 30 o 40 CV in meno dovrà cambiare. Noi abbiamo già iniziato a lavorare per disegnare i vari scenari e arrivare alla sintesi sperando di non avere fatto errori. In questo momento stiamo seguendo diverse ipotesi per poi convergere nella soluzione migliore”.

Articoli che potrebbero interessarti

 
Privacy Policy