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Marquez con le spalle al muro: "solo due persone conoscono i miei pensieri"

Lo sport è fatto di impegno e risultati. Nessuno sportivo di alto livello può accettare di vedere compromessa la sua carriera da problematiche esterne al suo impegno  

Marquez con le spalle al muro: "solo due persone conoscono i miei pensieri"

Gli sono bastati 35 giri, miglior tempo il 17° su 18, sulla nuova Honda RC213-V ’24 per esprimere un giudizio tagliente sulle possibilità del prototipo che dovrebbe guidare il prossimo anno, a Marc Marquez. E dietro di lui c’è solo il compagno di squadra Joan Mir.

I migliori parziali dei tempi non mentono: fra il suo tempo, 1.32.187 ed il best teorico, 1.32.17 ci sono meno di due decimi, e davanti a tutti c’è Jorge Martin con un 1.31.351 ed un best teorico di 1.31.108. Praticamente un secondo al giro di differenza.

Un divario abissale che è impensabile di colmare in due mesi, ma anche da qui al prossimo anno, perché certo la concorrenza non starà ferma.

Con queste certezze, più che dubbi, in mente Marc si è presentato ad un primo briefing con la stampa nella sua versione più scazzata di sempre. Si potrà anche non credere - ma lui lo ha detto - che ha addirittura tre piani in mente per il suo futuro, ma è indubbio che l’impressione è quello di un pilota che ha voglia di cambiare aria. "Solo due persone conoscono i miei pensieri", ha detto oggi.

Ci è tornato in mente il Valentino Rossi del 2012, quello che non ne poteva più di guidare una Ducati. La differenza è che il pesarese pesava ogni singola parola, assistito dai PR della casa bolognese, mentre attorno allo spagnolo, sotto questo punto di vista, c’è il vuoto.

Marc Marquez è solo. Non c'è nessuno a consigliarlo, apparentemente, né a fermare le sue parole che sono pietre scagliate contro la casa N°1 al mondo. Quando afferma di essersi stancato di promesse, che il suo giudizio si basa ormai sui fatti e che, sì, si è confrontato con una faccia nuova di cui non ricorda nemmeno il nome e che dovrebbe esser il nuovo project leader della HRC, c'è da rimanere inorriditi e chiedersi perché la Honda lo faccia parlare

A questo punto non riusciamo a capire perché la Dorna, nella persona di Carmelo Ezpeleta, si sia così pervicacemente opposta alla richiesta di KTM di avere altre due moto sullo schieramento: avrebbe risolto il problema di Acosta e di Marc in un colpo solo.

La problematica del futuro della Honda e dello sponsor Repsol non deve impedire il normale svolgersi delle trattative, in uno sport. Non è la FIFA a decidere la formazione delle squadre di club.

Anche perché qualora Marquez prendesse veramente (e finalmente) la decisione di abbandonare Honda sarebbe un terremoto tale da costringere l’organizzatore a rivedere la sua strategia. In che modo?

Difficile dirlo, ma ci potrebbe anche essere un ribaltamento totale di decisioni già prese. Altre due KTM? Una Ducati Gresini più evoluta? Ci sta tutto ed il contrario di tutto, perché la MotoGP del 2024 non può fare a meno di un pilota come Marquez, né più e né meno di quanto abbia potuto fare a meno di Valentino.

Anzi, la situazione attuale è anche peggiore, perché fra i protagonisti manca anche Fabio Quartararo. E Pecco Bagnaia, Jorge Martin e Marco Bezzecchi sono personaggi ancora troppo acerbi per produrre una narrazione sportiva all’altezza della MotoGP.

Peraltro a differenza della controparte, la F1 che ha nella Ferrari il fulcro della narrazione a livello mondiale, la MotoGP è ancora largamente uno sport che si appoggia sui suoi protagonisti, più che sulle marche e sui team.

E a meno che, ma non sappiamo in che modo, cambi totalmente la narrazione del duello tutto ducatista Bagnaia-Bezzecchi-Martin, non vediamo una ulteriore possibilità di crescita se il terzetto non sarà chiamato a confrontarsi, appunto, con Marc e Fabio.

La dimostrazione ce l’abbiamo avuta la scorsa settimana quando i media hanno concesso larghissimo spazio all’affaire Marquez-Gresini e per recuperare su quelli che sarebbero effettivamente stati i protagonisti in pista sono stati costretti a ricorrere alla trista figura del supereroe per una botta sul sedere ed un dito slogato.

Attenzione: Pecco ha rischiato tantissimo nella caduta di Barcellona e sicuramente nei giorni scorsi non era al cento per cento (e questo vale anche per Bezzecchi), ma la figura retorica dell’eroe che torna in trincea è stata largamente e volutamente esagerata.

E qui ci fermiamo perché non è l’argomento della nostra dissertazione. E non vogliamo nemmeno fare un elenco di motociclisti tornati in sella in condizioni fisiche precarie.

La posizione di Marquez, piuttosto ci pare quella della Ferrari che quando è in netta difficoltà fa sempre balenare il proposito del ritiro, salvo poi ripensarci quando tutte o parte delle sue richieste vengono esaudite. E’ accaduto anche alla fine della scorsa stagione quando la Rossa al 1° dicembre non risultava iscritta come motorista per la Formula 1 2026 con le nuove regole per protesta sul fatto che Red Bull Powertrains Limited fosse considerata un nuovo costruttore.

Ciò che non è chiaro, però, è che cosa voglia veramente Marquez. Possiamo solo immaginare che sia una moto ufficiale competitiva, Ducati o KTM. Sa di meritarsela, ma anche di avere l’opposizione dei poteri forti.

La conosciamo la critica: la Honda ha fatto moltissimo per la carriera di Marquez, incluso pagarlo per tre stagioni in cui non ha praticamente corso, cifre a sette zeri. Ma queste sono argomentazioni di carattere etico. Lo sport è fatto di impegno e risultati. Nessuno sportivo di alto livello può accettare di vedere compromessa la sua carriera da problematiche esterne al suo impegno.
 

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