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SBK, Gonschor-Zambenedetti: la sfida BMW-Ducati non è solo tra Toprak e Bautista

L'ANALISI - Dietro il confronto tra Alvaro e Toprak ci sono numeri e idee, ma soprattutto due grandi ingegneri: da una parte Marco, il futuro della Ducati e uomo di riferimento di Dall’Igna. Dall’altra Chris, colui che ha accelerato il processo di sviluppo a Monaco. Persone forse diverse tra loro ma certamente innovative

SBK: Gonschor-Zambenedetti: la sfida BMW-Ducati non è solo tra Toprak e Bautista

La Ducati è senza dubbio la moto da battere, ma questa BMW sta facendo paura tanto da essere già arrivata alla vittoria dopo sole due gare dall’inizio del Campionato. Se le speranze iridate della Rossa sono riposte in Alvaro Bautista nonostante davanti a tutti ci sia Nicolò Bulega, quelle delle casa tedesca sono tutte concentrate in Toprak Razgatlioglu, ovvero il grande colpo di mercato messo a segno nella passata stagione a Monaco.

In pista i riflettori sono quindi puntati su questi due grandi campioni, ma dietro di loro ci sono numeri e idee per cercare di rendere i rispettivi mezzi più performanti consentendo ai piloti di esprimere il massimo potenziale una volta abbassato il casco. Stiamo parlando di coloro che lavorano dietro le quinte e che rappresentano la mente che tutto muove.

Zambenedetti: l’estensione di Gigi Dall’Igna

È il caso di Marco Zambenedetti e Chris Gonschor, ovvero coloro che dirigono l’aspetto tecnico di Ducati e BMW. Marco, arrivato nel 2018 in Superbike al posto di Ernesto Marinelli, l’abbiamo conosciuto sempre meglio in questi anni, raccontando tra l’altro la sua storia che potete leggere QUI. Un percorso di formazione nato in Aprilia, quando ancora era un universitario, al fianco di due giganti come Witteveen e Dall’Igna, lo stesso Gigi che poi lo ha portato in Ducati affidandogli la sfida Superbike.

Zambenedetti lo riconosci per la sua altezza, ma soprattutto per essere una persona umile, onesta e rispettosa degli altri. A tratti forse introversa, ma capace nel suo lavoro di mettersi in luce ogni volta che il regolamento ha cercato di mettergli i bastoni tra le ruote. Prima il taglio dei giri motore, poi la zavorra. Nella sua giovane esperienza ha già messo in tasca due titoli mondiali e per Ducati rappresenta a tutti gli effetti il futuro, riuscendo tra l’altro a sviluppare una moto capace di vincere con più piloti, vedi Rinaldi e Bulega.  

Gonschor: l'uomo della rivoluzione

Dall’altra parte c’è invece Chris Gonschor, analitico, spontaneo e aperto al dialogo, a cui BMW ha affidato il ruolo di direttore tecnico la passata stagione. Nel paddock della Superbike non è certamente un volto nuovo considerando che nel 2013 arrivò a un soffio dal titolo con Melandri prima che la Casa decise di uscire di scena.

Classe 1980, entrato in azienda nel 2003, l’ingegnere ha curato in passato il progetto della HP4 Race, ovvero la supersportiva stradale lanciata nel 2017. Nella sua lunga carriera a Monaco si è focalizzato principalmente negli studi legati alla ciclistica, aspetto particolarmente sofferto da BMW in questi anni di Superbike.

Da quando è rientrato nel Mondiale, Chris ha saputo accelerare il processo di sviluppo della M 1000 RR, bruciando le tappe e portandola al successo in poco più di sei mesi. A lui va il merito di aver rivoluzionato la struttura e al tempo stesso svolto un lavoro di analisi mirato, pezzo per pezzo, coinvolgendo anche il comparto auto e dando vita a un test team. Questi sono certamente i punti salienti del suo lavoro per tracciare la strada verso la conquista del titolo come ci ha spiegato in occasione del round di Phillip Island (leggi QUI)

Zambenedetti e Gonschor: due ingegneri giovani, diversi forse per stile e look, uno dal capello scompigliato e amante della polo, l’altro dal capello curato e con camicia bianca a cui non rinuncia. Ad accomunarli però le idee, l’innovazione e una mentalità volta al progresso tecnologico tra ali, telai e tanto altro.

La sfida di questo Mondiale Superbike passa certamente anche dal loro genio.    

 

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