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MotoGP, Honda e Yamaha: la luce in fondo al tunnel è ancora lontana

L'ANALISI - I due primi Gran Premi della stagione hanno mostrato qualche passo in avanti per la RC213V e la M1, il problema è che il miglioramento dei rivali è stato più grande

MotoGP: Honda e Yamaha: la luce in fondo al tunnel è ancora lontana

Honda e Yamaha sono le due osservate speciali di questo 2024. Le due Case giapponesi sono in grande difficoltà e le concessioni sono un modo per aiutarle a risalire una china, che rimane molto ripida. Se a Tokyo hanno deciso di rivoluzionare la RC231V, a Iwata si sono concentrati sull’arrivo di nuovi collaboratori (da Marmorini a Bartolini, passando per l’accordo con Dallara). I due reparti corse si stanno quindi rimboccando le maniche, anche se non bastano certo pochi mesi per passare dalle stalle alle stelle e i primi due Gran Premi lo hanno dimostrato. Non è solo Ducati a essere lontana, ma anche Aprilia e KTM.

Un analisi dei GP del Qatar e di Portimao lo dimostra.

Qatar: i miglioramenti ci sono, ma non bastano

Il GP di Losail è stato particolare perché tutti hanno migliorato considerevolmente le proprie prestazioni rispetto alla scorsa stagione. Basti pensare che Martin ha abbassato di quasi un secondo la pole position dello scorso anno e nella Sprint è stato più veloce di 10 secondi. La gara è stata ridotta di un giro per il problema di Raul Fernandez in partenza (per questo motivo non trovate il confronto diretto nella tabella qui sopra, come manca Rins che non aveva preso parte al GP nel 2023), ma anche in quest'ultimo caso si può parlare di un miglioramento nell’ordine dei 16 secondi. Un tale salto è stato dovuto certamente all’evoluzione tecnica delle moto, alle nuove mescole portate da Michelin e soprattutto a un asfalto che sta dando il meglio di sé dopo essere stato rifatto lo scorso anno.

Anche la M1 e la RC213V sono migliorate, ma non abbastanza. I 6 decimi di differenza tra il 2023 e il 2024 hanno anzi allontanato Quartararo dal tempo della pole position: se lo scorso anno era a circa 8 decimi, nel primo GP di questa stagione è passato a circa 1”2. In soldoni: il passo avanti c’è stato, ma quello degli avversari è stato più grande. Lo stesso discorso vale per il tempo della Sprint: i quasi 5 secondi di miglioramento del francese sono la metà di quelli di Martin. Infatti Fabio non è riuscito ad andare a punti.

A Losail, la Honda - pur rimanendo dietro la M1 in classifica - ha fatto meglio. In qualifica Mir ha tolto un secondo e mezzo dal suo tempo del 2023, Nakagami addirittura più di 2. Stesso discorso nella Sprint, con Joan quasi 26 secondi più veloce di un anno prima e Takaaki quasi 15. È Zarco a fare da cartina tornasole, perché il francese sia sul giro secco sia sulla gara corta ha fatto meglio che sulla Ducati. Il punto fondamentale è che partendo da tanto distante, questi progressi non hanno significato un salto altrettanto evidente in classifica.

Discorso a parte per Luca Marini, che solo pochi mesi fa sulla Ducati aveva fatto la pole ed era salito sul podio a Losail. Il suo peggioramento è dovuto in parte al fatto di essere su una moto molto meno competitiva della Desmosedici, ma anche dal fatto di non essersi ancora adattato alla RC213 e i suoi tempi sono stati infatti molto più lenti di quelli dei compagni di marca, come è successo anche a Portimao.

Portogallo: l’Europa inizia in salita

A Portimao il meteo ha messo i bastoni fra le ruote ai piloti della MotoGP, che hanno trovato in qualifica un pista in condizione tutt’altro che ottimali. Bastianini, infatti, ha ottenuto la pole girando circa mezzo secondo più lento di quanto fatto nel 2023 in qualifica da Marquez. Ecco perché il peggioramento di 4 decimi di Quartararo è positivo e infatti Fabio è partito in 3ª fila per il GP. La differenza di Rins, invece, si riferisce a quando guidava la Honda e - fatta la tara con le condizioni della pista - si può sostenere che Alex sia andato meglio sulla M1. Se Marc aveva messo la RC213V in pole nel 2023, la Honda 2024 sul giro secco non ha certo brillato: Mir è peggiorato di quasi un secondo, Nakagami di più di 6 decimi. Il 1”1 abbondante di differenza dal 2023 di Zarco spiega più di mille parole quale sia la distanza dalla Ducati. Il caso di Marini è esemplare in questo senso: è stato quasi 2 secondi più lento nel giro secco.

Nella Sprint l’asfalto era migliorato e Vinales è stato 3 secondi più veloce del vincitore Bagnaia lo scorso anno. Quartararo, in questo caso, solo di 1”6, segno che la M1 non è progredita abbastanza. Nakagami, invece, ha migliorato di quasi 5 secondi il suo tempo, un buon risultato. Purtroppo Mir lo scorso anno aveva visto il traguardo, perché è stata sua la prestazione migliore fra i piloti Honda nella gara corta e sarebbe stato interessante avere un raffronto.

È nella gara lunga, però, che sono arrivati i dolori per i giapponesi. Il tempo di gara di Martin quest’anno è stato di 7 secondi abbondanti inferiore di quello di Bagnaia lo scorso anno, le moto giapponesi, invece, hanno mostrato tutte il segno più. Sulla lunga distanza Quartararo e Mir hanno contenuto i danni, ma sono stati più di 4 secondi più lenti di un anno fa, Nakagami addirittura di 10. Passando dalla Honda alla Yamaha Rins ha perso 12 secondi, quasi 23 quelli di Zarco che arrivava dalla Ducati.

Le concessioni potranno velocizzare la crescita delle giapponesi, ma sicuramente servirà ancora molto tempo per ridurre un gap che appare ancora enorme.

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