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Il 'caso Melandri' a Magny-Cours e le risposte di Jacky Ickx, Ayrton Senna e Luca Cadalora nella storia


dakarSono sempre antipatici gli ordini di scuderia, su questo non si discute. La realtà, però, è che esistono da sempre e vi si sono sottoposti, nel passato, piloti come Jacky Ickx (alla Dakar nel 1989, lo ricordate?) e Ayrton Senna (in F.1 a Suzuka nel 1991). Campioni il cui status nella storia del motorismo non è stato certo intaccato da un secondo posto conseguenza di un sì, magari pronunciato a denti stretti. Con tutto il rispetto il comportamento di Marco Melandri a Magny-Cours nei confronti di Aprilia e Sylvain Guintoli può essere giustificato invece solo da un non diagnosticato bipolarismo. Senna-Berger-PatresePiù importante infatti del gradino più alto del podio nello sport c'è il rispetto per l'avversario, il che include anche eventuali accordi presi prima della gara con lui o con la squadra. Già perché al momento della discussione si può anche pronunciare un 'no' secco, accettandone magari le conseguenze, ma tradire è assai peggio. E non c'è giustificazione che tenga, men che meno quella di avere degli obblighi con i propri sponsor. Può un motivo economico valere più della parola data? E per dimostrare cosa, poi? La ricostruzione di Gara1 e Gara2 a Magny-Cours infatti è assai semplice: Sylvain Guintoli si è preso un bel po' di rischi per andare al comando, e poi una volta in testa ha evitato di correre rischi inutili sapendo che non avrebbe rischiato una duello fratricida come quello di Portimao con il suo compagno di squadra. Dunque non ha resistito al sorpasso del ravennate, sapendo che gli avrebbe restituito la posizione. In Gara2 il ragionamento è stato simile: perché rischiare di cadere sapendo che restando vicino al compagno questi gli avrebbe ceduto il primo posto prima del traguardo? 10franchiEcco il senso della parola 'tradire'. Eravamo a Gao, nel Mali, durante la Parigi-Dakar quando Jean Todt, allora d.s. Peugeot, con la casa francese largamente al comando della maratona africana, convocò i suoi due piloti, Ari Vatanen e Jacky Ickx, e di fronte a stampa e televisione e li costrinse a giocarsi la vittoria a testa e croce. Usò una moneta da 10 Franchi, che più tardi trasformò in un portachiavi che avrebbe portato con sé per l'intero suo periodo in Ferrari. Un talismano, ma anche il simbolo del potere decisionale. Era notte, ma ciò non ci impedì di vedere il grande Ickx piangere. Nonostante la vittoria conquistata a tavolino il grande finlandese, in una delle ultime tappe commise un errore. Così alla fine della 'passeggiata' sul Lago Rosa, a Dakar, Ickx attese il suo arrivo a 200 metri dal traguardo sulla sua rombante 405 T16, lasciandolo passare. "Stavamo correndo troppi rischi - ammise il pilota belga a mente fredda - Todt prese la decisione giusta". cadaloraRispettare i patti anche quando il destino ti mette davanti ai piedi una palla-goal. Ecco la grandezza di Jacky Ickx. L'altra faccia della medaglia, invece, ce la mostrò Luca Cadalora a Donington nel 1993, non lasciando passare Wayne Rainey quando questi era in lotta per il mondiale - poi tragicamente perso a Misano - con Kevin Schwantz. Fu Kenny Roberts in persona ad impartirgli l'ordine di dare strada al suo compagno di squadra, ma il modenese non obbedì. King Kenny si infuriò minacciandolo di "lasciarlo a vedere le gare seduto su una balla di paglia". Nel GP successivo, a Brno, Rainey vinse nuovamente, con Luca secondo. Poi ci fu il terribile epilogo con la caduta di Rainey nel Gran Premio d'Italia, mentre era al comando, 'hard on gas' per difendere il suo primato. Ancora oggi Luca è convinto di aver fatto bene. Avesse ragione o meno lui è un pilota con le palle, non dette un colpo al cerchio ed uno alla botte. Altri tempi. Ci dispiace per Marco, ma il suo comportamento di oggi conferma che in Francia ha sbagliato non una, bensì due volte: la prima in Gara1 obbedendo agli ordini, la seconda in Gara2 violandoli.

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