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MotoGP, Lucchinelli: "Marquez e Acosta due capibranco, si sono già annusati"

VIDEO - "Se dovessi decidere io, li prenderei entrambi in Ducati. Per me sarebbe da stimolo per tutti. Piloti di oggi? Crescono in batteria come i pulcini, non hanno la stessa fame che avevamo noi"

MotoGP, Lucchinelli: "Marquez e Acosta due capibranco, si sono già annusati"
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Marco Lucchinelli è stato uno degli ospiti d'onore alla Suzuki Motor Fest di Misano, un evento che ha accolto migliaia di appassionati nel paddock offrendo anche una parata davvero spettacolare con oltre 500 moto in pista a seguire lo stesso Lucchinelli, Kevin Shwantz e Franco Uncini. Marco è stato così gentile da dedicarci un po' del suo tempo per parlare di tanti argomenti, con il suo solito piglio scanzonato ed irriverente che come sempre ci ha regalato più di una perla. 

"Questa Suzuki Motor Fest è stata impegnativa per me, ma molto bella da vedere - ci ha raccontato -  Ci sono state tantissime moto in pista, era piena nella parata. Non me lo sarei aspettato essendo sabato ed essendo una manifestazione di una sola giornata. Bravi i ragazzi di Suzuki e bravi anche tutti quelli che sono venuti qui, perché sono loro i veri protagonisti".

Ti dispiace che Suzuki non corra in MotoGP e SBK?
“E’ un peccato anche perché quando Suzuki si impegna fa sempre le cose bene, sono molto bravi. Quando hanno deciso di smettere in MotoGP era il momento in cui avevano una moto con cui poter vincere il mondiale e questo mi ha dato parecchio fastidio. Ancora adesso non so quale sia il motivo vero, perché la vedo una cosa molto strana. Erano all’apice, quindi non arrivo a capirlo sinceramente”.

Si parla di piloti non personaggi, secondo te è anche colpa loro?
“Secondo me è cambiato il modo di vivere e fare le gare. La passione c’è sempre, però la mia generazione era diversa. Cominciavamo a correre a 20 anni, anche Biaggi ha iniziato tardi. Io facevo il piccolo di nave, che sarebbe il ragazzo che porta i pasti nei cantieri e l’ho fatto per sei mesi. Fino a venti anni sono stato sulle ruspe. A quell’epoca quando arrivavi a correre era il coronamento di un sogno. Questi ragazzi che corrono oggi hanno troppo e tutto. Crescono come in un allevamento di pulcini, da tanti che ne sono ne esce anche fuori qualcuno, ma una volta non eravamo così tanti. Secondo me anche per questo non hanno così tanto potere, alla fine gli va bene tutto. I soldi li guadagnano anche se si rompe la moto, se non arrivano al traguardo. Ci sono piloti che sono anni che hanno la moto buona e non vincono niente. Io ho vinto il titolo 500 al secondo anno. Facciamo una selezione vera”.

Chi vedi oggi oltre a Marquez come vero campione?
“C’è Acosta che fa paura, è l’erede di Marc Marquez. I capiranno si riconoscono subito, tra loro si sono già annusati. Marquez sa già che Acosta sarà quello che gli prenderà il futuro, non ho dubbi su questo perché sono troppo avanti loro. Però si rispettano tanto. Poi io non guardo la simpatia o antipatia di un pilota, io mica me li devo sposare o andarci a letto. Devono fare una gara e arrivare davanti, punto. Non mi devono essere simpatici. Marquez potrà starti anche sul cosiddetto, ma come guida…a me stava antipatico anche Maradona, ma quando aveva la palla al piede c’era da vergognarsi per gli altri. Si devono dare tutti i meriti a Marquez, che è l’erede dei grandi che hanno battagliato come Stoner, Rossi, Pedrosa e Lorenzo, che è stato uno dei più forti piloti che abbiano mai corso. Lui apriva il gas di brutto, solo che non aveva la testa a posto per me”.

Oggi forse il talento è in secondo piano rispetto ad altro?
“Si, ci sono cose che sono strane ed io ancora non ho capito. Prendi quello che è successo a Le Mans venerdì. Sono arrivati e dopo quattro giri, non quaranta giri, già sono a girare sul tempo da record della pista. Poi però restano lì, come se ci si arrivasse facilmente, almeno è così per quasi tutti. Poi ci sono quegli ultimi decimi che sono tosti da tirare via. Sono tutti bravi e li ammiro. Certo, non copierò mai quelli che mettono il piede fuori, me lo farei amputare guarda!”.

Domanda obbligatoria: ma se fossi Dall’Igna chi prenderesti in Ducati l’anno prossimo?
“Non lo so, è una di quelle cose in cui bisognerebbe essere un po’ distaccati per decidere bene. Io sarei in difficoltà. Io alla mia epoca sono andato a cercare gente come Falappa, Baldassarre Monti, ho preso della gente matta sulla moto. Quindi direi Marquez. Però per esempio mi fa tanta voglia Acosta, perché lo vedo come un Marquez con qualcosa in più. Ci arriva facile a fare le cose. Tornando alla domanda, prenderei Bagnaia solo perché me lo passa la Ducati, anche se io non lo avrei cercato. Lo stimo, ma è così. Se dovessi fare una squadra libera, Marquez e Acosta, che cavolo me ne frega. Se dovessi decidere io con la testa che mi ritrovo, non avrei dubbi. Quando ho deciso io a Bologna, ho preso Roche, Falappa, Jimmy James. Io mi sono dato da fare, su queste cose li avrei stimolati di più.

Qualche episodio di gestione dei piloti?
“Una volta Roche diceva che la moto di Falappa andava di più, io gli dissi tranquillo che invertiamo i motori. Dieci minuti e subito avevo risolto il problema. Su queste cose ero grande! A Hockenheim, il primo turno i ragazzi girano 10°, 11°, con una Ducati che gli avrebbe dovuto permettere di dare un giro a tutti. Ho fatto un mezzo casino, sono andato dall’organizzatore e ho chiesto di poter fare le libere io. Ho fatto due turni, quando ho girato come loro si sono svegliati per miracolo, ma guarda un po’. La moto subito si è messa a posto da sola”.

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