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SBK, Alberto Vergani: vi racconto Petrucci e Bassani!

Parla il manager dei due piloti: “Danilo è un romantico delle due ruote, dopo Misano non era più convinto di continuare in Superbike. Fantic lo voleva per la Dakar. Axel è vero e cristallino, non si fa aggredire dagli eventi esterni. Non deve avere l’ansia da vittoria. Aruba non l’ha voluto, ma deve gioire di ciò che ha”

SBK: Alberto Vergani: vi racconto Petrucci e Bassani!

Axel Bassani e Danilo Petrucci sono le note belle di questa prima parte di stagione della Superbike. Il pilota Motocorsa si è confermato nei piani alti della classe e ora gli manca soltanto l’ultimo tassello, rappresentato dalla vittoria. Il portacolori Barni, invece, si è reso protagonista di una crescita incredibile, a tal punto da aver conquistato ben tre podi negli ultimi tre round nell'anno del debutto.

E pensare che il loro inverno si è rivelato ben distante dall’attuale situazione, considerando che in occasione del test di Portimao era finiti a oltre due secondi e mezzo dalla Ducati di Alvaro Bautista. Quei tempi sembrano ora essere ben lontani: Axel e Danilo si godono ora il loro momento.

Di questo ne abbiamo parlato con il loro manager, ovvero Alberto Vergani
“Axel e Danilo sono due ragazzi speciali, stupendi – ha esordito Alberto – ancora prima di parlare del loro rendimento in pista, mi focalizzo sull’aspetto umano. Sono due ragazzi amati dal pubblico, che vivono a stretto contatto con la gente, capaci di farsi volere bene dagli appassionati. Penso che questo sia il segreto del loro appeal”.

Alberto, partiamo da Petrucci. Ricordi quando avete iniziato a lavorare assieme?
“Certo, era il 2015! Checa aveva deciso di ritirarsi, Melandri era uscito da Aprilia e io stavo valutando di smettere con questo impegno. Poi è arrivato Danilo, che mi ha trasmesso grande motivazione e allora siamo partiti assieme. Sono stati anni fantastici prima con Pramac, poi Ducati ufficiale, poi la Dakar e adesso la SBK dopo il MotoAmerica”.

Chi è Petrucci?
“Danilo è un romantico delle due ruote, capace di muovere le folle. A un pilota come lui non si può non volere bene. È un lavoratore umile che ama stare con la gente, a cui va il merito di essersi sempre rialzato e messo in gioco. Penso sia un bel messaggio di vita per tutti il suo”.

Ricordando il test di Portimao, sei rimasto sorpreso da questa sua crescita?
“Su questo punto voglio dire prima una cosa. Danilo Petrucci è stato uno dei piloti che ha vinto ben due gare in MotoGP. Mir ancora non ci è riuscito, stessa cosa per Espargarò e tanti altri. Io ero sicuro che con il lavoro e l’impegno ce l’avrebbe fatta. È stata dura, ci è voluto tempo, ma con la sua mentalità ero convinto che sarebbe riuscito ad arrivare dove è ora”.

Dopo Misano eri preoccupato?
“Dopo Misano Danilo era affranto e non era più convinto di proseguire in Superbike. Sul tavolo avevamo la proposta di Fantic per fare la Dakar così come il ritorno nel MotoAmerica. Io a Danilo ho semplicemente detto di stare tranquillo senza affliggersi, perché quel weekend si erano visti segnali importanti di crescita. Dopo Misano è arrivato il podio di Donington, poi Imola e infine il doppio podio di Most. A Danilo ho quindi chiesto: “sei ancora convinto di lasciare tutto e andare via?” Questa alla fine è la vita, nei momento difficili non bisogna mai farsi prendere dalla disperazione, bisogna rimanere lucidi e lavorare. Bravissimo quindi Danilo, così come tutto il team Barni diretto da Marco Barnabò, che hanno fatto un lavoro super in pista assieme agli ingegneri Ducati. Che dire: Barni e Petrucci è una storia bellissima e si meritano queste gioie”.

Parliamo adesso di Bassani.
“Axel ha fatto breccia nel cuore della gente. La sua è una storia che ha appassionato il pubblico e basta vedere i commenti sui social a sostegno di lui. Bassani è un pilota vero e cristallino, uno che dice le cose come stanno. A volte magari va oltre (sorride), però lui è apprezzato per quello. Lo gente lo ama perché lui è così come lo vedete”.

Ricordi il primo incontro?
“Certo! Me lo portò Lorenzo Mauri. Mi piacque fin da subito Axel, perché è schietto e diretto, oltre ad essere un ragazzo per bene”.

Quanto gli è dispiaciuto non avere la moto factory per il 2024?
“Ovvio che un pizzico di dispiacere ci sia, ma io gli dico sempre una cosa: “Axel, bisogna gioire di ciò che si ha e non essere tristi per ciò che si vorrebbe avere”. Lui è un pilota giovane di 24 anni, è amato dalla gente, ha una moto competitiva come la Ducati in un team come quello Motocorsa diretto da Lorenzo Mauri. Lavorano duramente, è arrivato più volte sul podio e a Imola era ad un passo dalla vittoria. Aruba non l’ha voluto, ma le prestazioni di Axel sono sotto gli occhi di tutti e magari il prossimo anno ci potrebbe essere un’altra possibilità”.

Qual è l’aspetto che più di colpisce di Axel?
“Lui è un pilota che non si fa aggredire dagli eventi esterni. Ha la capacità di farsi scivolare addosso le cose negative e penso che più volte l’ha dimostrato. Il weekend di Barcellona non è stato per niente semplice, ma Axel ha saputo reagire da grande talento qual è tornando più forte di prima. A Misano è arrivato sul podio, a Imola era vicino alla vittoria e a Most ci siamo un po’ fregati con le nostre stesse mani. Quel che conta è che Axel sia lì e adesso c’è. Ha saputo migliorare la qualifica e anche il passo gara. Manca solo la vittoria, senza però farsi prendere dall’ansia, perché anche quella prima o poi arriva”.

Chi ti ricorda Bassani?
“Difficile dirlo, molto difficile. Mi viene però in mente una frase che disse una volta Stoner: “Se perdi tempo a guardare la moto che ha il tuo rivale hai già perso in partenza”. Casey era uno che andava oltre e spesso anche in Axel rivedo questa qualità”.

 

     

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