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Massimo Rivola: la MotoGP ha bisogno di un 'Patto della Concordia'

La classe regina quest'anno è affetta da bulimia: troppo di tutto. Troppe gare, mercato piloti impazzito, tante regole da cambiare o chiarire. Partiamo dai problemi di Aprilia sul fronte del suo team satellite per offrire uno scorcio delle numerose situazioni da affrontare

Massimo Rivola: la MotoGP ha bisogno di un 'Patto della Concordia'

L’Aprilia sta affrontando una difficile fine di campionato. Ieri a Losail c’è stato l’alterco - con punizione - per Aleix Espargaró colpevole di aver ‘schiaffeggiato (sul casco) Morbidelli. La brutta giornata dello spagnolo è poi terminata con un incidente nel primo giro della Sprint, mentre Vinales ha chiuso in sesta posizione.

 

Sembrano molto lontane le vittorie di Barcellona (con doppietta nella Sprint) e Silverstone, il terzo posto di Assen, così come i tre secondi posti di Maverick a Portimao, Barcellona e Indonesia.

 

La casa di Noale era partita per recitare il ruolo di seconda forza nel campionato, dietro la Ducati, mettendosi anche in mostra per alcune innovazioni tecniche che hanno preceduto la stessa casa di Borgo Panigale.

Partiva inoltre finalmente con una seconda squadra satellite, seppure penalizzata dal fatto di poter disporre solo di RS-GP 22, ma i risultati raccolti, pur interessanti, non gli hanno consentito di spiccare il volo.

Ci sono dei problemi davanti agli occhi di tutti, per cui quelle che seguono e sembrano critiche sono in realtà constatazioni.

La sua coppia di piloti è veloce, ma incostante. Per dirla con termini calcistici, manca il bomber. L’uomo che fa sempre la differenza. Una cosa che potrà essere aggiustata il prossimo anno quando si riaprirà il mercato globale dei piloti con tutti i contratti in scadenza.

La casa di Noale da tempo guarda a Quartararo, ma deve sbrigarsi ed agire, ma non solo con il portafoglio in mano. Deve dimostrare di saper fare le cose giuste. E questo porta al secondo problema: il team satellite.

Così come l’RNF Aprilia serve a poco: i dati sono poco comparabili perché provengono da moto diverse. Inoltre si dice che la squadra stia incontrando difficoltà finanziarie. Massimo Rivola non ne parla apertamente, ma non smentisce radio-paddock che mormora di ritardi nei pagamenti. I meccanici parlano fra di loro e con i colleghi. Per carità, è già successo e sempre succederà. Inutile attaccarsi a sponsor ritenuti inaffidabili fin dall’inizio. Queste sono solo chiacchiere.

“Noi per metterci al riparo facciamo una assicurazione contro questo tipo di situazioni - ci ha raccontato Uccio Salucci, a proposito della gestione del team Mooney VR46 - paghiamo più di 100.000 Euro l’anno, ma in certi casi sono soldi ben spesi, anche se i nostri partner sono nomi che non hanno bisogno di presentazioni”.

Prevenire è meglio che curare ed in attesa che venga fatta chiarezza dell’empasse si sta occupando direttamente Carmelo Ezpeleta.

Nel frattempo c’è già chi si sta facendo avanti per, eventualmente, prendere il posto degli attuali finanziatori. Un team che milita nelle categorie inferiori, dove ha un grande successo, è da tempo pronto a farsi avanti, ma per dirla con Massimo Rivola: “se Carmelo lo volesse in MotoGP, sarebbe già qui”.

Vero. Ma è altresì innegabile che la MotoGP deve darsi delle regole in molti comparti. Rivola, che viene dalla F1 dice: “ci vorrebbe un Patto della Concordia”.

Il Patto della Concordia è un accordo commerciale che regola la partecipazione e il trattamento economico delle scuderie che partecipano al campionato mondiale di Formula 1. Il contenuto è riservato, e perciò si conoscono solo alcuni termini generali del testo in vigore che è l'ottavo. Il primo originale era stato firmato il 5 marzo 1981. L’attuale patto, firmato nel 2020, scadrà alla fine del 2025.

Il nome deriva da Place de la Concorde a Parigi, dove vi è la sede della Federazione Internazionale dell'Automobile.

Questo dovrebbe farsi carico dell’affidabilità di tutte le ‘scuderie’, perché è questa che garantisce la prosecuzione dello show.
Il patto della Concordia mira a proteggere il valore delle squadre esistenti, imponendo ai nuovi concorrenti di pagare 200 milioni di dollari in anticipo, divisi equamente tra 10 squadre esistenti, in cambio del diritto di compartecipazione alle entrate nel primo anno di competizione. Naturalmente per il motociclismo le cifre andrebbero largamente riviste, ma ci dovrebbero essere regole scritte che attualmente non ci sono.

E’ tutto affidato alla FIM ed alla Dorna, il che equivale a dire: alla Dorna.

Questo ragionamento vale anche per i contratti che legano i piloti ai team: la situazione attuale, innescata dal divorzio Marquez-Honda sta provocando una serie di conseguenze a catena, con altri divorzi, compensazioni economiche, ma soprattutto dando una immagine confusionaria e poco professionale della MotoGP. Come può uno sponsor decidere di investire milioni senza la certezza di cosa andrà a finanziare?

Il discorso ovviamente è complesso e, come dicevamo all’inizio quelle che sembrano critiche sono semplici constatazioni davanti agli occhi di tutti. La MotoGP è un grande show, ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine e di problemi da risolvere ce ne sono molti. Forse troppi. E forse perché si è lasciato correre su vulnerabilità note da tempo.

Abbiamo iniziato il discorso parlando delle problematiche legate all’Aprilia, ma quasi nessuna squadra è immune da situazioni da risolvere. Da problemi tecnici dovuti a regolamenti che paiono immutabili - lo saranno sino al 2026 - salvo poi cambiare senza logica quando Ezpeleta è costretto a ricorrere al suo Golden Vote per dirimere un problema. L’esempio dello shapeshifter anteriore Ducati, bannato quest’anno nonostante fosse a norma di regolamento perfettamente legale, in questo senso è illuminante.

Rimane il fatto che le prime a dover innalzare il livello di professionalità sono le squadre. Per esempio Aprilia da quest’anno si è dotata di una propria struttura medica - la Lifenet Healthcare - perché se le prestazioni delle moto sono importanti, la salute dei piloti lo è altrettanto.

Insomma la MotoGP bisogna che inizi a pensare di sfruttare il pensiero laterale e non gettarsi come un toro contro il panno rosso dei problemi, come ha fatto quest’anno raddoppiando le gare per avere maggiore visibilità. Cosa che ha comportato che a tutt’oggi non abbiamo mai avuto uno schieramento di partenza di piloti titolari completo.

Quantità non è sinonimo di qualità. Alla fine uno sponsor in ritardo con i pagamenti, o che addirittura sparisce non è una novità. Un bello spettacolo ha bisogno di un bel teatro e di una organizzazione impeccabile. Quella di quest’anno è stata una MotoGP bulimica in tutto: nel numero delle gare, negli incidenti, nelle penalizzazioni non sempre comminate correttamente, nel mercato piloti impazzito. E potremmo continuare.

 

 

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